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La comunicazione in tempo di guerra

Questo è quel genere di articolo che nessuno vorrebbe scrivere ma che purtroppo, di questi tempi, è una realtà che non possiamo fingere di non vedere.

Mentre spulciavo tra video, post e comunicati dei leader di Russia e Ucraina non ho potuto non pensare a “Il discorso del Re”, film del 2010 diretto da Tom Hooper, che racconta di come Re Giorgio VI riesce a superare la sua balbuzie e culmina con il suo discorso alla popolazione per l’entrata del Regno Unito nella Seconda Guerra Mondiale.

Fonte: MyMovies.it

Quella che stiamo vivendo è stata rapidamente chiamata “La guerra dei social” perché fin dalle prime battute, quando ancora tutti pensavamo che non sarebbe mai accaduta davvero, i due paesi hanno cominciato a fare dichiarazioni sui canali ufficiali, davanti agli occhi di tutto il mondo virtuale.

Ma, cosa ancora più importante, oltre le dichiarazioni ufficiali, gli organi di stampa e la cortina di fumo che molta parte dei creatori di fake news vogliono gettarci negli occhi c’è il racconto diretto dei cittadini.

I due volti della Guerra.

Vladimir Putin fin dal primo discorso per l’inizio del conflitto parla dalle stanze del Cremlino, indossa un completo e si rivolge al popolo russo con volto quieto e deciso.

Nel primo discorso spiega come la Russia sia stata ingannata dall’impero delle menzogne (la Nato) che ha appoggiato gli estremisti e i neonazisti ucraini nei loro crimini di guerra. Dipinge la Russia come uno stato che è stato mite per favorire la pace ma che ora, per mantenerla è costretta a una missione di pace. Spesso fa riferimento alla lotta contro i nazisti della Seconda guerra mondiale, per specificare il reale intento della sua guerra: non l’occupazione dei territori Ucraini ma la denazificazione degli stessi. 

Conclude tuonando avvertimenti contro coloro che si schiereranno contro la Russia, promettendo conseguenze mai viste nella storia.

Fonte: Tenor

Volodymyr Zelens’kyj dismette i panni del politico, si spoglia del completo blu e indossa la mimetica verde. Il politico dei tempi di pace lascia il posto al difensore della patria invasa.

I messaggi di Zelens’kyj sono rapidi, taglienti e qualche volta ancora conditi dalla vena comica del presidente Ucraino, raccontano di come lui e il suo governo non fuggiranno, di come proseguiranno le trattative di pace senza però abbandonare il popolo colpito.

Parla utilizzando la telecamera frontale del telefonino, come farebbe qualsiasi comune cittadino. In poco tempo il presidente Ucraino diventa il volto della resistenza, ispirazione e orgoglio per popolo, truppe e tutti i leader mondiali.

Fonte: Tenor

La voce della rete, la voce del popolo.

Di concerto ai comunicati più o meno ufficiali dei due capi di stato c’è la popolazione.

Uomini e donne che subiscono le decisioni degli statisti ma che scelgono di non tacere e di documentare.

Video e foto riempiono i social di ogni tipo per documentare la guerra o condannarla. In questo la rete ha dimostrato la sua potenza, portando le immagini di guerra e le sue conseguenze nelle case di ognuno di noi, spesso smentendo le fake news da parte degli account ufficiali o degli organi di stampa.

Questo è il motivo per cui i governi cercano di limitare la libera circolazione di informazione sui Social Network.

Eclatante il caso della Russia che ha bloccato le informazioni visibili su Twitter e su Meta da parte della propria popolazione, ma è solo un esempio, purtroppo, tra tanti.

L'annosa questione delle Fake News.

Fonte: Tenor

Il rovescio della medaglia è che, essendo così tante le informazioni e di così rapida diffusione, manca spesso la capacità (a volte anche la volontà) di verificare le informazioni (fact-checking).

Nel mondo in cui un post di un singolo cittadino può raggiungere letteralmente ogni parte del globo, le testate giornalistiche favoriscono in tempo di guerra la freschezza della notizia alla veridicità delle informazioni.

Avete sentito quella notizia che dichiarava che un deposito di scorie nucleari a Chernobyl era stato colpito durante i combattimenti?

Beh, è stato un errore di traduzione da parte dell’emittente NBC News, notizia che è letteralmente rimbalzata in tutte le testate giornalistiche del mondo.

Purtroppo, non sono solo le dichiarazioni a comparire ogni giorno sui nostri schermi ma sempre di più grida di aiuto, combattimenti, feriti e morti. E su questo bisogno di aiuto che dovremmo convogliare la nostra energia, perché nessuno in nessun paese in difficoltà si senta solo in momenti così tragici. Perché nessun grido piombi nel silenzio.

Fortunatamente molti influencer su ogni piattaforma, di ogni paese, compresi quelli coinvolti nel conflitto, stanno sommergendo letteralmente i social con messaggi di solidarietà, con azioni di supporto alle vittime e appelli ai capi di stato.

Dove informarsi?

Quindi se spesso i media o i social sono deviati dove ci si può informare per avere un quadro globale?

Ho cercato di stilare una lista più esaustiva possibile, i canali in cui si possono trovare più informazioni sono Twitter e l’ormai implacabile Telegram (attenti però, anche lì stanno nascendo numerosi gruppi in cui dilagano le fake news).

Conclusioni

La comunicazione sui Social in tempo di guerra è un conflitto di informazioni, colpi di dichiarazioni, eserciti di fake news, plotoni di messaggi di pace e centinaia di civili che chiedono aiuto.

 

A noi che siamo colpiti “marginalmente” da questo conflitto viene richiesta una cosa importante: non decretare chi ha torto o chi ha ragione, ma supportare chi in questo mare caotico chiede voce e aiuto.

Daniele Mezzaroma

Daniele Mezzaroma

Anni: 52. Ruolo: Social Media Manager, Risorse Umane, Account Manager. Dicono di lui: riesce ad empatizzare anche con un Klingon imbottigliato nel traffico di Alpha Centauri. Citazione preferita: “La qualità c’ha rotto er cazzo!".

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