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Festa della Donna. Le migliori campagne, dalla Pianura Padana all’Agro Pontino.

L’8 m’arzo, er 9 me sdraio, sfinito ed esausto per colpa di questa società.

Agenda 2030. No, non si tratta di Smemoranda né del gentile omaggio del benzinaio.

È un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.
Tra i vari obiettivi fissati, c’è quello che mira a ottenere la parità di genere tra donne e uomini nello sviluppo economico, l’eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti di donne e ragazze (compresa l’abolizione dei matrimoni forzati e precoci) e l’uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione.

Per il 2035 è previsto lo stop alla vendita di automobili endotermiche.
Probabilmente si concretizzerà prima quest’ultimo.

Cantavano Jo Squillo e Sabrina Salerno nell’ormai lontano 1991 “Siamo donne, oltre le gambe c’è di più…”.
Si, RISPETTO!
Rispetto nei confronti della donna, eppure ancora oggi a molti non è chiaro.

Anche se nella vita reale c’è ancora molto da fare, nel mondo della comunicazione possiamo affermare che la sensibilità e la voglia di omaggiare la donna e le sue indubbie qualità, hanno fatto passi avanti.

Si è passati da slogan di dubbio gusto a spot seri che trasmettono messaggi importanti e lasciano il segno.
Campagne che devono provocare effetti prima sulle donne stesse, infondendo loro forza, coraggio e consapevolezza di sé.

È per questo che sono andato in giro, dai più aridi deserti alle più umide foreste equatoriali, attraverso le pieghe del tempo, per trovare le migliori campagne dedicate all’8 Marzo.

Perché a noi le cose banali c’arimbarzano!

Personalmente, ritengo che uno spot o una campagna abbia maggiore effetto se riesce a smuovere il criceto morente nel cranio delle persone, colpendole dirette come un pugno allo stomaco.
Le persone odiano la verità, la rifuggono per paura del confronto, nascondendosi nell’ipocrisia e nella menzogna, perché è più semplice e si soffre di meno.
Allora, l’unica soluzione è scioccare e colpire duro per abbattere questo finto perbenismo!

Peccato che ci troviamo in un Paese fortemente bigotto, che non ha una grande considerazione per l’universo femminile.

 

Per questo motivo, per dispetto, iniziamo col botto con la prima campagna che vi proporrò:

1. "Be a Lady, They said!" Una delle poche non a fini commerciali.

Acclamata come il nuovo manifesto femminista di Cynthia Nixon, l’attrice meglio nota ai più come Miranda di Sex & The City, riporta commenti e raccomandazioni che la maggior parte delle donne si sente ripetere tutti i giorni: copriti, sii sexy, dovresti metterti a dieta, dovresti mangiare un po’ di più, non essere così emotiva, tieniti il suo cognome, un giorno vorrai dei figli. “Frasi fatte” che rappresentano la pressione sociale persistente sul sesso femminile.

2. Detersivo "Ariel".

Andiamo indietro nel tempo di 7 anni, per trovare lo spot del detersivo Ariel.
Un padre che osserva la propria figlia tornare a casa con la spesa e fare contemporaneamente mille faccende domestiche, senza che il marito muova un dito. Prima di andare via, le scrive una lettera scusandosi per conto di ogni padre che ha dato il cattivo esempio non collaborando.
Rivolto anche alle donne che si sentiranno gratificate e riconosciute per i tanti sacrifici e il celeberrimo multi-tasking e agli uomini con elevato senso critico.

3. "Verizon".

È del 2014 la campagna di Verizon, azienda statunitense di telecomunicazioni. Il messaggio è tanto semplice quanto significativo.
Avete una figlia? Non ditele che è solo bella, ditele che è intelligente. Ditele che è brava, lasciatela sperimentare, incoraggiatela a fare cose ritenute “da maschi” e a sviluppare il suo talento.
Nello spot si segue la crescita della protagonista dai primi passi fino all’adolescenza. Fuori campo si sentono mamma e papà che commentano le azioni della bambina con frasi tipo “sei bellissima”, “non sporcarti il vestito”, “stai attenta… lascia fare a tuo fratello”.
Affermazioni e consigli apparentemente innocenti, ma che possono scoraggiare le ragazze dal seguire interessi scientifici, per tradizione più diffusi nell’universo maschile.

4. "Always".

Sempre dello stesso anno è degna di nota una campagna di Always, azienda di prodotti per l’igiene intima femminile, che ha ottenuto un grande successo sui social.
L’idea creativa ruota intorno al significato di “Like a girl” (in Italia lo tradurremmo in “come una femminuccia”), espressione spesso utilizzata in modo dispregiativo.
Nasce da una ricerca secondo la quale oltre la metà delle ragazze intervistate vivrebbe un netto calo di autostima e sicurezza di sé durante la pubertà, causato proprio da questa espressione e dalla credenza che le femmine siano solo mossette e smorfie ridicole.
Ma chi ha stabilito che “come una femmina” sia per forza un insulto?

5. Pantene: "Sorry, Not Sorry".

Ancora dal 2014 (a quanto pare una buona annata) lo spot di Pantene “Sorry, Not Sorry”, che esorta a non chiedere scusa quando non necessario. Non scusatevi prima di rivolgere una domanda o se qualcuno vi urta è il messaggio della pubblicità che invita le donne ad essere più sicure di sé. Le donne hanno più connettività tra l’emisfero sinistro e quello destro, fatto che le rende maggiormente emotive e sensibili e che le porta spesso a sentirsi in dovere di scusarsi per tutto. Se le donne potessero cancellare le scuse e andare avanti con la loro dichiarazione, risulterebbero molto più forti.

6. Barbie: "Imagine The Possibilities".

Settiamo la macchina del tempo un anno in avanti e troviamo “Imagine The Possibilities”, lo spot di Barbie che invita le bambine ad essere ciò che vogliono.
Ogni bambino ha un sogno e questo sogno può divenire realtà, anche per le bambine. Docente universitaria, veterinaria, guida turistica e, perché no, allenatrice di football. Nella vita, ogni donna può diventare ciò che vuole e ad immaginarlo si comincia da piccoli.
Non più solo una bambola simbolo di bellezza inarrivabile. Un deciso cambio di rotta per la Mattel.

7. Dove: "Real Beauty Sketches".

Facciamo un paio di passi indietro e ci imbattiamo in quello che forse è lo spot più conosciuto, che sprona ad usare la bellezza come punto di forza e non come fonte di ansia.
La campagna Dove “Real Beauty Sketches”, mostra come le donne siano le principali critiche di sé stesse.
Protagoniste 7 donne e un ritrattista forense che ha realizzato per ciascuna di loro due identikit: uno basato sulla descrizione che le protagoniste davano di sé, da confrontare poi con quello creato dalle descrizioni che degli sconosciuti hanno dato di loro.
Il risultato è stato sorprendente: i ritratti realizzati dal punto di vista della persona estranea rappresentavano una donna più bella di quella nell’identikit fornito dalle partecipanti.

8. UNICEF Italia: "Posso essere quello che voglio".

In chiusura, una campagna del 2019 di UNICEF Italia, “Posso essere quello che voglio”#8marzodellebambine, per la promozione della parità di genere a tutti i livelli.
Sicuramente quella più vera, senza un secondo fine commerciale.
Dal pregiudizio, all’istruzione, alla protezione, all’uguaglianza, fino al mondo del lavoro, sono ancora troppi gli ambiti in cui donne, ragazze e bambine vengono sistematicamente penalizzate, negando loro il diritto a poter essere ciò che vogliono.
Il video affianca icone femminili ribelli, coraggiose, che hanno fatto la storia dell’umanità. Dalla giovanissima Greta Thunberg a Malala Yousafzai, Frida Khalo, Anna Frank, Madre Teresa di Calcutta, Audrey Hepburn, ad immagini di bambine di tutto il mondo, che hanno davanti un futuro tutto da costruire. Un futuro per cui lottare e diritti da conquistare.

Ma poi, alla fine, che senso hanno tutte queste campagne? A cosa servono? Raggiungono un risultato? Oppure sono soltanto un altro modo di ripulire la coscienza, continuando a vendere prodotti?

Non dovremmo commuoverci davanti ad uno spot ma ad un mondo senza campagne di sensibilizzazione, perché a quel punto vorrà dire che non ci sarà più nulla da sensibilizzare, in quanto il problema non esisterà più.

Dato che siamo nell’eterno ritorno, dopo tutte queste splendide campagne, facciamo il giro e torniamo a quanto detto all’inizio, ovvero alla mancanza di tatto e rispetto.

Certamente non è un esempio edificante, dato l’esito finale, ma come posso non citare la supercalifragilistichespiralidosa campagna di Trenitalia del 2019?
Le donne che nella storia hanno dato la vita per ottenere diritti fondamentali, l’avrebbero gradita la caramella al limone in omaggio?

Trenitalia non si è scusata per il disagio.

Carlo Simonetti

Carlo Simonetti

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