Gli strascichi del caso Cambridge Analytica continuano ad animare le giornate del Parlamento Europeo, ancora intento a trovare una soluzione ai problemi riguardanti “privacy e fuga o cessione dei dati sensibili”.
Dopo le tragicomiche espressioni facciali di Markolino Zuckerberg (si scherza Mark!) all’incontro/interrogatorio avuto con i Parlamentari Europei, ci si chiede se realmente gli utenti del colosso di Menlo Park abbiano mai considerato l’idea di perdere due minuti del proprio tempo per leggere le informative sulla privacy. Perciò ci chiediamo: “Ha senso modificare le regole del re dei social, se poi le stesse non vengono seguite? Quanti colpi hanno accusato Mark e la sua grande attività?
Sappiamo che questa è l’era dei Social, ma i tempi si evolvono, le situazioni cambiano ed improvvisamente pare che gli utenti stiano iniziando a capire come gestire la propria immagine attraverso account diversi, aprendo ad esempio un proprio canale Youtube piuttosto che citando Jim Morrison su Facebook.
Tornando alle nostre precedenti domande, possiamo dire che Facebook ha sicuramente accusato i colpi dello scandalo Cambridge Analytica, data la cattiva pubblicità che ne è derivata. Aguzzando bene la vista però, possiamo notare che già da tempo, tra gli adolescenti degli USA, il social network più utilizzato al mondo è stato sorpassato da Youtube.
A farsi portavoce dei giovani americani è il sondaggio realizzato dal Pew Research Center, il quale ha confermato che Facebook si posiziona nella classifica dei social più usati solamente dopo Youtube, Instagram e Snapchat.
Il sondaggio del Pew si è anche proposto di indagare i motivi del calo di Facebook chiedendo ai ragazzi gli effetti positivi e negativi del social network.
Non ci stupisce il fatto che tra gli effetti positivi raccontati ci sia l’essere virtualmente più vicini ad amici e parenti e la possibilità di incontrare altri utenti con cui relazionarsi. Ma, pensandoci bene, non possiamo oggi fare la stessa cosa con WhatsApp, Skype, un caffè al bar, una chiamata alla nonna?
Gli adolescenti, intervistati sugli effetti negativi dei social, hanno parlato di enfatizzazione del bullismo, di perdita del senso di realtà e di mancanza di vere e proprie interazioni sociali. Pare dunque che i giovani americani preferiscano interazioni più semplici e meno veicolate ma soprattutto creative come quelle che avvengono su Youtube: in effetti i piccoli Youtuber fanno milioni di visualizzazioni anche solo parlando della mamma cattiva che li ha messi in punizione.
Perciò concludiamo con una domanda, anzi, più di una:
Siamo forse arrivati al momento in cui Facebook diventa perfettamente sostituibile?
I lati negativi del social cominciano a manifestarsi con più chiarezza agli utenti?
E ancora (poi basta però), e se fosse semplicemente una lenta evoluzione verso un nuovo modo di instaurare legami sociali?